From 0 to 0 - edizione Monte Etna - un’avventura no-stop mai vista prima! di Andrea Lanfri
Pubblicato il 23/04/2021
Ogni volta che progetto una nuova impresa, l’ambizione è sempre la stessa: superare i miei limiti, quelli che sembrano insormontabili. Voglio dimostrare a me stesso che posso farcela, voglio mostrare a tutti che la passione può aiutarti a superare ogni ostacolo, se davvero lo vuoi.
È la stessa motivazione che il 26 ottobre 2020 mi ha spinto a portare a termine la seconda tappa del "From 0 to 0", un progetto unico e mai intrapreso da una persona con le mie stesse caratteristiche. È un’idea nata durante la scorsa primavera, in piena quarantena. Dopo aver vinto la mia battaglia più dura, quella contro la meningite nel 2015, raccolgo sfide sempre più ambiziose: così facendo spero di infondere motivazione e coraggio in chi mi guarda, perché bisogna avere fiducia nelle proprie capacità e nel proprio potenziale.
"From 0 to 0" è un progetto ambizioso, nato mentre mi sto preparando per affrontare la mia impresa più grande, il mio più grande sogno: il monte Everest, posticipato a causa dell’emergenza sanitaria. Proprio con il pensiero rivolto a questa meta ho modificato il mio allenamento, per rendere più completa la preparazione atletica. Così mi sono ritrovato ad alternare bicicletta, soprattutto in salita, corsa, su strada e in salita, corsa lunga, maratona e ultramaratona, nuoto ed esercizi di respirazione.
Giorno dopo giorno, le mie giornate si facevano sempre più variegate: al mattino allenamento in bicicletta, al pomeriggio corsa o montagna. Mentre mi allenavo, mi è tornata in mente l’esperienza del mio amico Nico Valsesia, che durante la salita condivisa al Vulcano Chimborazo, in Ecuador, mi aveva parlato del suo “From 0 to”.
Così è arrivata l’intuizione: un progetto che potesse unire tutte le mie passioni: la bici, la corsa, la montagna.
Partenza dal livello del mare in bicicletta, cambio di assetto e scalata fino alla vetta nel minor tempo possibile e ritorno a quota zero. Lungo il percorso, cambio e alterno tre tipologie di protesi, tutte molto diverse fra loro. (Bicicletta, corsa e trekking/arrampicata/alpinismo in base alle caratteristiche della montagna da scalare).
Per il momento ho progettato tre tappe. L’edizione zero è avvenuta il 26 settembre 2020, in cui ho voluto celebrare le mie amate Alpi Apuane. Partito da Lerici, in provincia della Spezia, ho percorso i primi 60 km in bicicletta fino alla base del monte Pisanino (1946 metri), per poi iniziare la scalata dalla cresta della Bagola Bianca verso la vetta del Re delle Alpi Apuane. Tempo di godermi il panorama e sono ridisceso dalla via normale, tornando a Lerici in corsa: 12 ore in chiave no-stop.
Esattamente a un mese di distanza dalla prima impresa, la seconda tappa, “Edizione 1: Monte Etna”. A farmi compagnia, immancabili, i prodotti Grivel: lo zaino Mountain Runner 12, i Bastoncini Trail Two e il Grivel neck gaiter.
Arrivato in aereo a Catania, ho dedicato i primi due giorni ai sopralluoghi e allo studio dei percorsi.
Il 26 ottobre 2020, alle 7 del mattino, è partita l’impresa. Inforcata la bici a zero metri, da Aci Trezza, frazione di Aci Castello, ho raggiunto in 2 ore e 45 minuti il rifugio Citelli a quota 1740m sul versante nord-est dell’Etna. Un totale di 37 chilometri in bici e 1850 metri di dislivello. Un percorso molto faticoso in alcuni tratti, con salite brevi ma molto ripide, ma comunque piacevole grazie al clima favorevole.
Il primo pit-stop è avvenuto qui, proprio davanti al rifugio Citelli alle 10. Brevissimo rifornimento e primo cambio protesi; ho scelto quelle più adatte per la camminata in montagna e sono ripartito rapidamente verso la cresta, in direzione dell’Osservatorio Pizzi Deneri a quota 2800m.
Qui ho camminato su una superficie ostile, specie per le protesi: la sabbia lavica ha rallentato il mio programma, ma solo di mezzora. Una volta arrivato all’Osservatorio, dopo un rapidissimo break, sono ripartito alla conquista del cratere centrale, “la voragine”. Da qui in poi, mi sembrava tutto più semplice, il maggiore dislivello in salita era fatto. Nessuno nelle mie condizioni si è mai spinto a tanto. Lo spettacolo della natura e la concentrazione non lasciavano spazio alla paura, ma avevo un’unica preoccupazione: quella di non riuscire a sopportare per un periodo così lungo l’uso delle protesi.
Nel 2016 avevo già tentato la salita sull’Etna, portavo le mie nuove “gambe” da pochissimo e dopo aver percorso solamente poca strada ero stremato. Quel giorno avevo rinunciato, ripromettendomi di continuare a migliorare per poterci tornare.
Ho ripreso la traversata, ora più semplice grazie al percorso meno ripido, fino al punto più alto, a quota 3350m, guidato dai boati del vulcano. Sei ore per raggiungere la cima dal livello del mare, ma l’impresa era solo a metà.
La giornata era perfetta, senza nebbia e vento e, in più, il vulcano era in attività. Non mi sarei mai aspettato di vedere una cosa del genere: una volta affacciato sulla bocca del vulcano il fumo e l’odore di zolfo mi hanno investito completamente, la lava zampillava sotto di me, dentro di me c’era un misto di fascino e curiosità. Ho girato tutti i crateri principali in quota: vedere il secondo, quello da cui sentivo provenire i boati e schizzare lava nel cielo, è stato una grande emozione, ho allungato di un’ora circa ma lo spettacolo meritava a pieno.
Dopo questo momento intenso è partita la discesa, andando giù in corsa rapidamente verso il Rifugio Sapienza, nel versante opposto.
Qui ho cambiato nuovamente protesi, per raggiungere Catania su strada. L’arrivo a Catania credo sia stata la parte più pericolosa di tutto il progetto. Cominciava a calare il buio e, nonostante fossi ben illuminato, attraversare quel traffico senza tanti marciapiedi non è stato affatto piacevole.
Mi piaceva osservare la gente che incuriosita guardava dalla macchina quest’uomo correre su quelle lame così strane, stavano quasi bloccando il traffico per capire cosa stesse accadendo sotto i loro occhi.
Poi ho visto pian piano comparire il mare ed è stata un’emozione unica, una soddisfazione immensa. L’adrenalina mi ha tenuto sveglio tutta la notte, avevo così tante energie che sarei ripartito subito.
90 chilometri in totale, 3650metri di dislivello in positivo e altrettanti in negativo, tutti d'un fiato, scegliendo la via più difficile, completando la traversata dal versante nord-est a quello meridionale. Accanto a me, una persona speciale: mio padre. È stato lui a farmi trovare le protesi pronte ad ogni cambio pre-programmato, a seguirmi in ogni spostamento, a garantire la buona riuscita dell’impresa.
La buona riuscita del progetto mi ha regalato una grande voglia di progettare nuove avventure.
L’idea di partire da un punto e poi tornarci e nel mezzo aver salito una montagna mi stimola moltissimo, la vedo come una cosa non fine a se stessa, ma come un’avventura completa che unisce le mie tre passioni. Questo è solo l’inizio, un buon test in vista delle prossime sfide del 2021: il From 0 to 0 sul Monte Rosa e il Gran Sasso in versione coast to coast.
Foto di Ilaria Cariello
Andrea Lanfri è nato a Lucca il 26 novembre 1986. Da sempre amante della montagna e con l’istinto a superare ogni limite, anche quando si trattava solo di barriere mentali. Tutto cambia nel 2015, quando una meningite fulminante con sepsi meningococcica stravolge i suoi piani: Andrea si ritrova a riprogrammare la vita, ad affrontare la quotidianità senza le sue gambe e sette dita delle mani. La malattia, però, non ha scalfito la sua voglia di vivere e la forza d’animo che lo contraddistinguono. Ex Atleta Paralimpico della Nazionale Italiana, climber e alpinista, ha conquistato record e titoli Italiani, due bronzi europei e un argento mondiale oltre a tornare a praticare alpinismo di alta quota entrando a far parte del team Grivel nel 2019.
I suoi prodotti preferiti sono i bastoncini Trail Two, zaino Alpine Pro 40+10, Mountain Runner e la picozza Ghost.