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Articolo: Sul Cervino fuori dai percorsi battuti. Di Stefano (Teto) Stradelli

On the Matterhorn off the beaten track. By Stefano (Teto) Stradelli
Adventure

Sul Cervino fuori dai percorsi battuti. Di Stefano (Teto) Stradelli

Pubblicato il 16/10/20

Via Innocenzo Menabreaz “Per Nio” parete sud del Cervino. Aperta da Hervé Barmasse e Patrick Poletto, 14 agosto 2000.

Primi ripetitori: Bongiorno Nicolò, Cazzanelli François  e Farina Marco il 14 novembre 2015.

Seconda ripetizione: Cazzanelli Michele, Perruquet Jerome e Stradelli Stefano il 9 settembre 2020.

Era da molto tempo che sognavamo di andare a curiosare questo lato del Cervino, il famoso Scudo del Cervino, un triangolo di roccia alto 400 mt tra la via De Amicis e la via Casarotto Grassi. Abitando tutti e tre ai piedi della Gran Becca, sapevamo che andare a scalare sulla parete sud non sarebbe stato così semplice, motivo in più che ci ha spronato a prendere questa decisione.
Presto fatto il team è pronto: mercoledì 9 settembre alle ore 5:00 siamo partiti dal rifugio Oriondé, sotto una stellata, per questa magnifica avventura.
Tutto sembra perfetto, i dubbi e le incertezze che ci corrono per la mente la sera prima svaniscono con i primi passi. 

Saliamo veloci il primo tratto della cresta De Amicis che ci porta alla cengia d’attacco. Da lì, ammiriamo l’alba con i primi raggi di sole che baciano la parete, il tempo di rifocillarsi e di mettere le scarpette e si parte con i tiri.
La via si caratterizza da 6 tiri lunghi tra i 30 e i 50 mt 6A+ obbl. da non sottovalutare.In 3 sapevamo di essere più lenti, ma abbiamo pensato bene che così potevamo dividerci a pari la via e il materiale. Il primo ad aprire le danze è Jerome, a lui spettano i primi due tiri. Si tratta di una via poco frequentata nel bel mezzo della parete sud e, non sapendo bene a che cosa saremmo andati incontro, la tensione non tarda a farsi sentire.Ci muoviamo quindi con calma facendo attenzione ad ogni singolo movimento, anche perché la roccia, pur essendo buona, resta comunque la roccia del Cervino. Non si tratta quindi di solido granito e un errore potrebbe costare caro poiché le protezioni che riusciamo a mettere non sono molte e per di più si presentano particolarmente aleatorie. Non appena raggiungiamo la prima sosta ci guardiamo tra di noi e senza dire nulla capiamo che ci sarà da stringere i denti e faticare.È ovvio che non ci troviamo di fronte ad una via di arrampicata qualunque ma si tratta di una via particolarmente difficile e ingaggiosa, il che in realtà dà quel tocco di fascino in più. Ma il morale resta alto e tra una battuta e l’altra in sosta si attenua un po’ la tensione. Il tempo di scambiarci il materiale e di leggere la relazione ed è subito il momento di Stefano: a lui spettano i due tiri centrali.
Dato che Jerome ha spezzato un po’ il ghiaccio con le prime due lunghezze non resta che proseguire metro dopo metro verso la cima, dove si alternano tratti più facili a tratti più difficili.Pensi solo a scalare dentro di te e nient’altro, sembra quasi che il tempo si fermi e ad un tratto arrivi in sosta dove sei contento. Guardi i soci scalare sotto di te,  ammiri la parete sud e Cervinia in tutto il suo splendore. Arrivano i soci in sosta e ti chiedono come hai fatto a fare quel passaggio e non riesci neanche te a capacitarti perché sei concentrato e vedi solo l’obiettivo. Tempo di una bevuta veloce e si riparte per un altro faticoso tiro che ci riserva una piccola sorpresina: Je e Michi sentono dei colpi di martello provenire dall’alto ma non vedendo Teto non riescono a capire che cosa stesse succedendo. Solo giunti in cima al tiro, capirono che Stefano dovette fare una sosta a chiodi poiché vi era solo uno spit che muoveva anziché la sosta vero e propria.Ora spettano a Michi gli ultimi due tiri per uscire dallo scudo. Partito dalla sosta, dopo un breve tratto verticale e una mossa atletica, Michi raggiunge un chiodo dal quale è necessario fare un pendolo delicato per la fragilità della roccia per raggiungere la sosta seguente.  L’ultima lunghezza è caratterizzata da una lunga e piacevole scalata fino ad arrivare a un tratto in cima a strapiombo dove abbiamo trovato delle colate consistenti di acqua.

Usciti dalla via, ci guardiamo entusiasti e felici ma sappiamo che non è ancora finita: bisogna ancora salire fino al Pic Tyndall sempre lungo la cresta De Amicis e riscendere a valle lungo la cresta del Leone. In discesa la stanchezza inizia a farsi sentire ma siamo motivati da un ristoro alla capanna Carrel da Laurent Nicoletta e Corrado Gaspard. Dopodiché in poco tempo giungiamo di nuovo all’Oriondé soddisfatti della bella avventura portata a casa.

Il materiale GRIVEL che ho usato per questo progetto:

Casco Stealth

Trend Harness

Air Tech Crampons

Alpine Quickdraws

Clepsydra Small carabiner

Master Pro

 

Stefano Stradelli classe 1993. Vive da sempre ai piedi del Cervino e la montagna è sempre stata la sua passione. All’età di 3 anni ha cominciato a praticare lo sci alpino e successivamente, nel 2008 ha intrapreso il suo percorso nel mondo delle competizioni nello scialpinismo. Grazie a un costante e attento allenamento, è entrato a far parte della squadra nazionale di scialpinismo, in cui si è applicato come atleta per 8 anni. Oggi continua a essere un atleta a livello internazionale. In inverno, trae appagamento e soddisfazione nel partecipare a competizioni a livello internazionale, privilegiando in particolare modo il circuito della Grande Course. Per quanto riguarda il periodo estivo, dedica tutto il suo tempo non solo all’allenamento in alta montagna o in falesia ma soprattutto all’alpinismo, percorrendo nuove vie e condividendo molte esperienze assieme ai suoi amici e compagni di cordata.