Montagna Terapia di Anna Torretta

Pubblicato il 30/10/20

Questo è un racconto di un’avventura pazzesca, che saprà emozionarvi, è un racconto di condivisione e di ascolto. Non è il racconto di un’impresa personale, ma quella di un gruppo che cresce, cambia, interagisce e raggiunge un obbiettivo. È un progetto senza precedenti in Valle d’Aosta che ha avuto dei risultati molto al di fuori delle aspettative.

“Volo! Zorba! So volare!” strideva euforica dal vasto cielo grigio.
L'umano accarezzò il dorso del gatto.
“Bene, gatto. Ci siamo riusciti” disse sospirando.
“Sì, sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante” miagolò Zorba.
“Ah sì? E cosa ha capito?” chiese l'umano.
"Che solo chi ha il coraggio di volare, può volare"

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Luis Sepúlveda, 1996.
Vi racconto la storia attraverso le parole dei ragazzi che hanno partecipato e continuano a partecipare al progetto.
Le parole di Sepulveda sono state riportate da uno di loro perché rispecchiano le sensazioni che l’arrampicata genera. 


“Arrampicare è amare, amare anche quella parte più difficile quando si è ad un passo dal traguardo. Il significato di quanto sia affascinante come esperienza la si trova in noi stessi, fatica, paura, bellezza, coraggio, felicità, spensieratezza, attenzione. Tutte emozioni che messe assieme formano la libertà.”
Laura

“La parte più difficile è farsi una mappa di quello che si può fare. Rendersi conto di riuscirci è meraviglioso.Quella mano che esce lentamente dalla sacchetta, legata alla vita con un filo, e si appoggia sulla roccia nuda…. con i piedi che tremano, la mano trova un appiglio: tre dita assicurano il passaggio successivo. L’arrampicata è osservazione, ricerca ed equilibrio.
Gio

“Con i piedi a terra e la testa rivolta verso l'alto a osservare la cima del muro, sembra impossibile riuscire ad arrivarci. Ma quando inizi a mettere il primo piede sulla presa e poi cominci a salire, ti accorgi che la scalata è possibile. Un piede dopo l'altro, una mano davanti all'altra, il traguardo si fa sempre più vicino. La fatica è ripagata dalla soddisfazione di esserci riuscita e quando puoi lasciare le prese ti senti leggera.
Ada


È nato così Prospettive Sicure, come un’offerta terapeutica ed educativa per gli adolescenti e i giovani adulti in carico al Dipartimento di Salute Mentale di Aosta che hanno una disabilità legata alla salute mentale e al disagio psichico che li pone spesso in situazioni di marginalità, discriminazione e stigmatizzazione.
Gli aspetti rieducativi sono molteplici, e l’arrampicata fa parte del percorso intrapreso, perché può portare i ragazzi a riconoscere in sé i propri limiti e capacità. Un percorso che noi sportivi affrontiamo quotidianamente, ma che per il resto del mondo non è scontato.  
Dal primo momento per noi guide non è stato tutto scontato, i ragazzi sono abituati a parlare dei loro problemi e anche a prendersi in giro, e noi non eravamo preparati a fare ironia sulle loro debolezze, che non siamo tenuti a conoscere. Eclatante è stata la prima lezione sui nodi che si possono fare con le corde e al loro uso corretto! Perché ad una corda si appende la vita, ma ci si può anche appendere per il collo, e non in senso figurato!
Le Guide hanno, in seguito, intrapreso delle giornate formative con gli educatori e lo psichiatra che segue il gruppo, per chiarire meglio le dinamiche e gli obbiettivi delle sedute di arrampicata. Abbiamo capito che i ragazzi devono riappropriarsi della normalità, di sé stessi, e passare da quello che è visto come un limite in un primo tempo, all’accettazione e comprensione del problema attraverso il gesto dell’arrampicata, ritornando in una situazione di padronanza della propria vita, in modo felice e spensierato.
Ma siamo tornati a fare esattamente lo stesso lavoro che facciamo con tutti i clienti, lavorando però in sinergia con altri professionisti. Riusciamo con gli educatori, anche a far scalare gli psichiatri, che sudati e affaticati, hanno realizzato il motore che l’arrampicata mette ai ragazzi, come dire: dalla teoria alla pratica. Al progetto di montagna terapia ha lavorato anche una guida naturalistica per le escursioni.
Per il resto il corso si è svolto, come qualsiasi gruppo di arrampicata, con persone più motivate di altre, ma gli obbiettivi sono stati raggiunti per tutti: conoscenza di sé stessi, controllo delle emozioni, gestione dello stress e della paura, ma anche della fatica.
I risultati, dopo 15 incontri al muro di arrampicata e in palestre naturali, nell’arco di un anno sono stati: il dimezzamento dei ricoveri e la riduzione della terapia al bisogno.
A seguito di questo risultato la regione Valle d’Aosta dal 2019 ha deciso di finanziare il progetto con continuità per gli anni successivi.
E oggi nei giorni del Corona Virus motivo i ragazzi via whatsapp, con piccoli esercizi che di giorno in giorno formano l’allenamento, per star bene con sé stessi e loro mi mandano super motivati i video, ognuno nel suo modo, ognuno nel suo stile, pronti a dimostrare di dare il meglio di sé stessi.
Da questo gennaio abbiamo iniziato a lavorare, ad un altro progetto, con i ragazzi autistici, presi singolarmente o a coppie. La prima volta i ragazzi, timorosi di entrare fisicamente nel muro di arrampicata e di cominciare, sono stati presi per mano e dopo poco, legati alla corda, già salendo pochi metri, hanno manifestato subito una inaspettata voglia di comunicare le emozioni provate, superando l’handicap della malattia e qualcuno non voleva addirittura più smettere!

La montagna mi ha dato tanto, e a volte vale la pena voltarsi indietro e restituire quello che ha dato.

Anna Torretta

I nomi sono di fantasia, i ragazzi coinvolti nel progetto Prospettive Sicure, sono stati 18, 9 ragazze e 9 ragazzi, dai 16 ai 28 anni. Insieme a me ha lavorato la guida alpina Max Gianchini.

Anna Torretta, Coumayeur - Italia, 49 anni, guida alpina dal 2000, prima e unica donna iscritta all'Associazione Guide Alpine Courmayeur.